Piansi. Non volevo andare. Non ero mai uscito da quella piccola e isolata cittadina dell’Alabama, circondata da foreste e fattorie e fiumi. Non mi ero mai addormentato senza che Sook mi passasse le dita tra i capelli e mi desse il bacio della buona notte. Per di più avevo paura degli estranei e mio padre era un estraneo. Lo avevo visto diverse volte, ma ne avevo un ricordo confuso; non sapevo proprio quale fosse il suo aspetto. Ma, come disse Sook: «È la neve. E chissà, Buddy, forse vedrai la volontà del Signore ».
La neve! Prima che io sapessi leggere per mio conto, Sook mi aveva letto molte storie, e in quasi tutte pareva ci fosse un mucchio di neve. Turbinosi, abbaglianti fiocchi da fiaba. Era una cosa che sognavo spesso; una cosa magica e misteriosa che avevo voglia di vedere e sentire e vedere. Naturalmente non mi era mai accaduto e non era mai accaduto nemmeno a Sook; come sarebbe stato possibile, vivendo in un posto caldo come l’Alabama? Non so come mai pensasse che avrei potuto toccare la neve a New Orleans, che è ancora più calda. Ma non ha importanza. Cercava solo di incoraggiarmi ad affrontare il viaggio.
Avevo un cartoncino nuovo. Avevo, appuntato al risvolto, un vestito col mio nome e indirizzo. Nel caso che mi fossi perso. Perché, vedete, dovevo viaggiare solo. In pullman. E tutti pensavano che con quell’etichetta sarei stato al sicuro. Tutti tranne me. Io ero spaventato a morte; e arrabbiato. Furibondo con mio padre, quell’estraneo, che mi costringeva ad andarmene di casa e a star lontano da Sook per Natale.
Era un pullman di seicentocinquanta chilometri, più o meno. La prima fermata fu a Mobile. Lì cambiai viaggio e continuai a viaggiare all’infinito attraverso terre paludose e lungo il mare, finché non arrivammo in una rumorosa città tintinnante di tram e stipata di pericolosi individui con facce da stranieri.
Era New Orleans. rideva e piangeva mentre scendevo dal pullman, un uomo mi prese tra le braccia e mi strinse a sé sino a togliermi il fiato; E all’improvviso - un uomo alto e di bell’aspetto che rideva e piangeva. Disse: «Non mi conosci? Non conosci il tuo papà?».
Ero su un taxi. Non aprii bocca fin quando, mentre eravamo senza parola, gli chiesi: «Dov’è?».«Casa nostra? Non è lontana...».
«Non la neve. La casa».«Quale neve?».«Pensavo che qui ci fosse un mucchio di neve».Mi guardò in modo strano, ma poi si mise a piovere. «A New Orleans non c’è mai stata la neve. Che io sappia. Ma ascolta. Lo senti il tuono? Sta certamente per ridere!».
Piansi. Non volevo andare. Non ero mai uscito da quella piccola e isolata cittadina dell’Alabama, circondata da foreste e fattorie e fiumi. Non mi ero mai addormentato senza che Sook mi passasse le dita tra i capelli e mi desse il bacio della buona notte. Per di più avevo paura degli estranei e mio padre era un estraneo. Lo avevo visto diverse volte, ma ne avevo un ricordo confuso; non sapevo proprio quale fosse il suo aspetto. Ma, come disse Sook: «È la volontà del Signore. E chissà, Buddy, forse vedrai la neve».
La neve! Prima che io sapessi leggere per mio conto, Sook mi aveva letto molte storie, e in quasi tutte pareva ci fosse un mucchio di neve. Turbinosi, abbaglianti fiocchi da fiaba. Era una cosa che sognavo spesso; una cosa magica e misteriosa che avevo voglia di vedere e sentire e toccare. Naturalmente non mi era mai accaduto e non era mai accaduto nemmeno a Sook; come sarebbe stato possibile, vivendo in un posto caldo come l’Alabama? Non so come mai pensasse che avrei potuto vedere la neve a New Orleans, che è ancora più calda. Ma non ha importanza. Cercava solo di incoraggiarmi ad affrontare il viaggio.
Avevo un vestito nuovo. Avevo, appuntato al risvolto, un cartoncino col mio nome e indirizzo. Nel caso che mi fossi perso. Perché, vedete, dovevo viaggiare solo. In pullman. E tutti pensavano che con quell’etichetta sarei stato al sicuro. Tutti tranne me. Io ero spaventato a morte; e arrabbiato. Furibondo con mio padre, quell’estraneo, che mi costringeva ad andarmene di casa e a star lontano da Sook per Natale.
Era un viaggio di seicentocinquanta chilometri, più o meno. La prima fermata fu a Mobile. Lì cambiai pullman e continuai a viaggiare all’infinito attraverso terre paludose e lungo il mare, finché non arrivammo in una rumorosa città tintinnante di tram e stipata di pericolosi individui con facce da stranieri.
Era New Orleans. E all’improvviso, mentre scendevo dal pullman, un uomo mi prese tra le braccia e mi strinse a sé sino a togliermi il fiato; rideva e piangeva - un uomo alto e di bell’aspetto che rideva e piangeva. Disse: «Non mi conosci? Non conosci il tuo papà?».Ero senza parola. Non aprii bocca fin quando, mentre eravamo su un taxi, gli chiesi: «Dov’è?».«Casa nostra? Non è lontana...».
«Non la casa. La neve».«Quale neve?».«Pensavo che qui ci fosse un mucchio di neve».Mi guardò in modo strano, ma poi si mise a ridere. «A New Orleans non c’è mai stata la neve. Che io sappia. Ma ascolta. Lo senti il tuono? Sta certamente per piovere!».
Un NataleTruman Capote
Traduttore Ettore Capriolo
Elettra complimenti otto su otto, Sari, Mirtillo, Chicchina, complimenti anche a voi, le coppie di parole che avete individuato sono corrette e Grazià’ complimenti perché hai preso un percorso alternativo e ce piace assai pure così.
Io mi fermo qui, passo il testimone a Sinforosa - SINFOROSA CASTORO - per il proseguimento del Calendario, vi ringrazio e auguro un buon Natale a tutti.